La liturgia nel tempo della pandemia: forme di partecipazione e di assemblea

Dopo più di due anni di emergenza sanitaria, molte sono le considerazioni interessanti che si possono condividere rispetto al vissuto delle nostre assemblee celebrative. C’è dell’inedito (esse sono state bloccate, riaperte con distanziamento, mascherine e senza tatto), e c’è del consueto (che cos’è partecipare?). Tra i tanti fenomeni che meritano un approfondimento, l’autore si concentra sugli effetti dei tentativi fatti di utilizzare il linguaggio digitale durante la prima fase delle restrizioni. La questione in gioco – è evidente – non è tanto se questi tentativi e strumenti siano stati utili o il loro uso sia legittimo, quanto la trasformazione antropologica che questa situazione pandemica ha accelerato rispetto a quella che Luciano Floridi ha chiamato la quarta rivoluzione.

After more than two years of Covid 19 Emergency, there are many interesting considerations that can be shared about the experience of our liturgical assemblies. Some facts are new (our liturgies have been suspended for the first time in the Christian history, and then reopened with distance, masks, and no touch protocols), but some questions are traditional (what is the liturgical participation?). Among the many topics, the author focuses on the effects of using the digital networks during the first phase of strict restrictions. Our liturgical language is changing very quickly: the coronavirus pandemic accelerated the anthropological transformation that Luciano Floridi called «The fourth Revolution».