Vivens homo 35/1
Rivista semestrale di Teologia e Scienze religiose della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale
Contributi di Marco Pavan, Muriel A.M. Pusterla, Giuseppe Staccioli e Mario Cassar, Francesco Vermigli, Chiara Vasciaveo, Stefano Lassi e Gianni Cioli, Stefano Tarocchi, Angela Guglielmi, Placido Maria Imparato, Angelo Pellegrini, Giovanni Leoncini
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Vivens homo 35/1
Giuseppe Staccioli, Mario Cassar
La stele araba del Museo Fiorelli di Lucera
Abstract
Lo studio è dedicato all’unica stele funeraria in arabo trovata nell’agro foggiano e, quasi sicuramente, attribuibile a un membro della colonia saracena di Lucera. Questa fu creata da Federico II dopo la sua vittoria sugli arabi siciliani, che si erano ribellati, con la loro deportazione a Lucera, città vicino a Foggia, sede della reggia del re. La colonia fu dispersa nel 1300 da Carlo II d’Angiò e i suoi abitanti venduti come schiavi nel suo regno; inoltre fu cancellato ogni ricordo arabo. Tuttavia nel XIX secolo fu trovata nell’agro foggiano una stele funeraria che rappresenta l’unico ricordo funerario in più di 80 anni di presenza araba nella città di Lucera. Fu quasi subito tradotta dall’arabista vaticano M. Lanci la cui relazione fu pubblicata nel 1840. Riguardo alla sua origine araba, i documenti angioini, arrivati fino ai nostri giorni, attestano che alcuni gruppi di arabi ebbero il permesso, dopo la dispersione, di vivere indisturbati a Foggia, San Paolo di Civitate, Troia o come ambulanti nel regno angioino. La stele presenta alcuni errori e incongruenze che il Lanci ha cercato di sanare ma ci sarebbe bisogno di una revisione dell’originale o della sua copia in gesso inviata a Roma. Purtroppo l’originale o la sua copia in gesso (o sue copie) non si trovano e quella al Museo Fiorelli di Lucera è solo un quarto di tutta la stele. In quei tempi l’Italia era ancora suddivisa nei vari «stati» preunitari e una ricerca accurata nei depositi vaticani o romani oppure a Napoli è necessaria per trovare l’originale o le eventuali altre copie della stele.
This paper is devoted to the only funerary record that can safely be attributed to the Saracen colony of Lucera (FG) that lasted more than eighty years. The stele was first attested by the Arabist Michelangelo Lanci (1840), who translated the inscription from a copy on plaster sent by Onofrio Bonghi from the Lombardi Museum in Lucera. Although most of the Saracens were dispersed and sold as slaves in 1300, some maintained their freedom in Foggia and San Paolo di Civitate (FG) and were able to live according to their Islamic precepts. Compared to similar inscriptions present in several Italian museums and churches, Foggia’s sample contains some errors and neologisms, presumably due to the cultural isolation of the Saracens among a predominantly Christian society. Unfortunately, the original slab is lost and even the present-day plaster copy housed in the Fiorelli Museum in Lucera constitutes only a quarter of the original copy. The latter may someday be found out in the Museums of Naples or Rome, their most probable locations.
G. Staccioli – M. Cassar, La stele araba del Museo Fiorelli di Lucera, in Vivens Homo 35/1 (2024), 59-81